sábado, 31 de diciembre de 2016

Capitalismo 2016. L’anno più nero dal 2009 (Antonio Caro)

Antonio Caro, Sinistra in rete, 26/12/2016

Capitalismo 2016. L’anno più nero dal 2009 (1)

1) Tutto peggiora: a) PIL inadeguato; b) disoccupazione incurabile; c) banche sull’orlo del baratro; d) diseguaglianze ingovernabili; e) mercato e commercio mondiale in crisi; 2) Segue: f) gli scandali fiscali; g) la guerra dei tassi bancari; h) l’emigrazione; i) il fallimento del G20 cinese e la debolezza dei poteri forti (e occulti); 3) Gli USA verso la stagnazione; 4) Cina e Giappone: declino senza ritorno; 5) L’Europa e la Brexit. L’inizio della fine; 6) Italia: finisce la farsa del governo Renzi; 7) Crisi economica e crisi politica. Impotenza e dissoluzione delle democrazie occidentali. USA verso un’esplosione socio-politica?

1) Tutto peggiora: a) PIL inadeguato; b) disoccupazione incurabile; c) banche sull’orlo del baratro; d) diseguaglianze ingovernabili; e) mercato e commercio mondiale in crisi.

A) PIL inadeguato. L’anno scorso la signora Lagarde in un’intervista affermò che la crescita del PIL mondiale era mediocre e tale sarebbe rimasta fino al 2020, dopo non era dato sapere cosa sarebbe accaduto2. Quest’anno l’elegantissima signora ha espresso posizioni analoghe3, di rincalzo la capo economista dell’OCSE, signora Mann, ha detto che siamo prigionieri di una crescita bassa e per il 2016 la previsione è ridotta al 2,9% (precedente 3,1%)4. Non ci si azzarda a parlare di stagnazione secolare come fa Larry Summers (e non solo lui), ma il concetto è sostanzialmente simile, si cresce poco e male: la tabella che segue basata sui dati del FMI, evidenzia come i sette grandi (G7), che hanno nelle loro mani il grosso della produzione mondiale con una frazione modesta della popolazione, siano sostanzialmente al ristagno.

Tabella n. 1 
Crescita complessiva PIL nei paesi del G7 (base 100 2006)
Sono dati deprimenti: se convertiamo il dato complessivo in crescita annua il meglio piazzato è il Canada con una crescita attorno all’1,5% annuo; si tenga presente che in sede UE l’Ufficio Studi della Confindustria ha accertato che con una crescita dell’1,4% l’anno (tale fu la crescita dell’Eurozona nel 2011) si ha una perdita, dovuta alla sottoutilizzazione degli impianti, pari al 2,6% del PIL, il che significa che a quei livelli di crescita l’aumento del PIL è un dato contabile ma non reale5.
Quanto poi alle previsioni per il biennio 2016-17 il FMI (leggermente meno pessimista dell’OCSE) fornisce questi dati.

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